Sovversiva, geniale, surreale, poetica e audace tutto questo e molto altro ancora è stata la vita di Boris Vian, uno fra i più anticonvenzionali artisti del Novecento.
Laureato in ingegneria decide presto di seguire il suo istinto artistico, avviando la sua carriera come musicista jazz nei fumosi locali della Parigi anni ’40.
La sua vena artistica, però non si esaurisce con la musica, e infatti inizia a scrivere. La stesura dei primi romanzi a metà degli anni ’40. Successivamente inizia a lavorare come autore teatrale, passando poi alla poesia, fino al suo impegno come traduttore (sarà lui a portare la letteratura hardboiled in Francia con la traduzione dei libri di Raymond Chandler).
Vian ha scritto 10 romanzi, tra cui 4 thriller del genere hard boiled piuttosto famosi, pubblicati sotto il nome di Vernon Sullivan. La scelta di questo pseudonimo fu dettata dal tentativo di aggirare la censura francese, visto il carattere "forte" di questi scritti; ciò nonostante, più d'un suo libro venne censurato.
Con il suo vero nome, Vian ha pubblicato L'Arrache Coeur, L'Herbe Rouge, L'automne a Pekin e L'Ecume des Jours.
Vian muore la mattina del 23 giugno 1959, nel cinema che proiettava in anteprima il film tratto dal suo romanzo Sputerò sulle vostre tombe. Aveva solo 39 anni e mantenne la promessa fatta da giovane di non vedere i 40.
Amico di Raymond Queneau, Jeanne Moreau, Sartre e Simone De Beauvoir divenne simbolo di quell’epoca e anticipò i movimenti culturali degli anni ‘60 e ‘70.
Preso di mira dai censori, benpensanti e moralisti amava ripetere con tono beffardo a chi lo criticava: “ho avuto una vita movimentata ma sono pronto a ricominciare”.
In questi anni si sono scritte milioni di definizioni per definire Vian ma niente lo descrive meglio delle sue stesse parole: “…Sono un metro e ottantasei a piedi nudi e peso molto e metto al primo posto le opere di Alfred Jarry, la fornicazione, Un Rude Hiver e la mia beneamata sposa.”
Distruggono il mondo
“Distruggono il mondo
in pezzettini
distruggono il mondo
a colpi di martello
ma è lo stesso per me
è proprio lo stesso
ne resta abbastanza per me
ne resta abbastanza…”
Boris Vian
fonte: Archivio Teatro della Tosse di Genova